
Un dì s’io non andrò sempre fuggendo
di gente in gente, me vedrai seduto
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il fior de’ tuoi gentil anni caduto
La madre or sol, suo dì tardo traendo,
parla di me col tuo cenero muto:
ma io deluse a voi le palme tendo;
e se dal unge i miei tetti saluto,
sento gli avversi Numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta,
e prego anch’io nel tuo porto quiete.
Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, l’ossa mia rendete
allora al petto della madre mesta.
di gente in gente, me vedrai seduto
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il fior de’ tuoi gentil anni caduto
La madre or sol, suo dì tardo traendo,
parla di me col tuo cenero muto:
ma io deluse a voi le palme tendo;
e se dal unge i miei tetti saluto,
sento gli avversi Numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta,
e prego anch’io nel tuo porto quiete.
Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, l’ossa mia rendete
allora al petto della madre mesta.
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